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Come si distingue l’abuso dalla dipendenza patologica?

Come si distingue l'abuso dalla dipendenza patologica?

Abuso e Dipendenza sono termini spesso utilizzati in psicologia e medicina per descrivere delle modalità patologiche di utilizzo di sostanze stupefacenti e di messa in atto di comportamenti problematici, come ad esempio il gioco d’azzardo (GAP). Infatti, sebbene il gioco d’azzardo non coinvolga sostanze chimiche, i meccanismi psicologici e neurologici alla base di entrambi i fenomeni presentano molte somiglianze. I primi campanelli d’allarme di solito si hanno quando si arriva ad una compromissione significativa su più livelli, ad esempio familiare, relazionale, lavorativo ed economico. Nei casi più gravi si può andare incontro ad un impulso incontrollato non solo quotidiano, ma anche più volte al giorno. Ma come si distingue l’abuso dalla dipendenza patologica?

Abuso

Si parla di abuso quando l’uso di una sostanza o il comportamento legato al gioco d’azzardo iniziano a causare problemi significativi nella qualità di vita della persona. Per le sostanze stupefacenti, l’abuso implica l’assunzione frequente e in quantità che superano i livelli di sicurezza. Gli effetti più comuni sono l’aumento del rischio di effetti collaterali negativi, ad esempio malesseri fisici (hangovers, mal di testa, dolori muscolari…), o psicologici (ansia, irritabilità, insonnia…). Per il gioco d’azzardo, l’abuso è caratterizzato da una frequenza elevata di partecipazione, con la spinta a scommettere somme crescenti e il rischio di trascurare altre aree della vita. In entrambi i casi è ancora possibile sospendere senza che si verifichino fenomeni di astinenza, cioè il malessere derivato dalla non assunzione della sostanza o la mancata pratica dell’attività.

Dipendenza

La dipendenza è uno stato cronico in cui l’individuo sviluppa una necessità fisica o psicologica di continuare l’uso di una sostanza o di partecipare al gioco d’azzardo, nonostante le conseguenze negative. Per le sostanze stupefacenti, la dipendenza può includere sia la tolleranza (bisogno di dosi sempre più elevate per ottenere lo stesso effetto), sia il disagio fisico (astinenza). Nel gioco d’azzardo, la dipendenza si manifesta attraverso la compulsività e la perdita di controllo. Il forte desiderio di continuare a giocare permane anche in presenza di gravi perdite finanziarie o danni alle relazioni sociali.

Meccanismi psicologici e neurologici

Le sostanze stupefacenti agiscono sul sistema nervoso centrale, alterando i neurotrasmettitori e i circuiti cerebrali associati al piacere e alla ricompensa. L’uso e l’abuso di sostanze come cocaina, eroina o alcol stimolano il rilascio di dopamina, creando sensazioni di euforia. Con il tempo, l’individuo sviluppa tolleranza e dipendenza, poiché il cervello si adatta ai cambiamenti indotti dalla sostanza. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo invece, esso stimola il sistema di ricompensa del cervello attraverso il rilascio di dopamina, in particolare durante le vincite. Questo crea una sensazione di gratificazione analogamente a quanto avviene con le sostanze. L’individuo può sviluppare una tolleranza agli stimoli e diventare sempre più propenso a giocare per ottenere la stessa sensazione di eccitazione. In altri casi si verifica invece il fenomeno detto “inseguimento delle perdite” o chasing, in cui il giocatore cerca di recuperare le perdite precedenti con nuove puntate, aumentando il rischio di perdere di più.

In entrambi i casi, il primo passo più importante è riuscire a riconoscere il problema e chiedere aiuto qualificato.

Per approfondire: https://www.centroterapiacognitivak23.com/le-sostanze-psicoattive-e-il-circuito-della-dipendenza/

Sono la Dott.ssa Maria Vittoria Lillini, Psicologa iscritta all’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Regione Marche n° 3177 e Psicoterapeuta specializzata presso la Psicoterapia Training School di Jesi ad orientamento Cognitivo-Comportamentale. Offro percorsi psicoterapeutici individuali, di coppia o familiari, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche della CBT, training autogeno, tecniche di comunicazione assertiva e Mindfulness. Ho anche una formazione di EMDR di 2° livello.

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