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Cambiamento e sofferenza

Cambiamento e sofferenza, cosa sapere

Foto ciliegio – Fiorenzuola di Focara (PU) 2016

Con il celebre aforisma Panta Rei, traducibile con tutto scorre, la tradizione filosofica ellenica affronta il tema del cambiamento. Eraclito constata: – «Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va».

Se volgiamo lo sguardo ancora un po’ più verso oriente, nella disciplina buddista, alla base della sofferenza umana viene citata l’impermanenza. Tutto è destinato a mutare, il nostro corpo, la nostra mente, le persone intorno a noi, la società, la politica, il sistema economico, tutto è in costante divenire. La trama della sofferenza è intrisa di paura, paura del nuovo e di tutto ciò che non conosciamo.

Cambiare per il nostro sistema nervoso vuol dire riorganizzarsi, connettere nuove sinapsi e potarne altre. Ciò comporta un enorme dispendio energetico. Nessun essere biologico affronta il cambiamento con disinvoltura. Dagli esseri unicellulari ai sistemi organici complessi il principio di base per il mantenimento della vita è l’omeostasi, ovvero il mantenimento delle caratteristiche del sistema vivente al mutare delle circostanze esterne. Per questo il nostro sistema nervoso attua una serie di meccanismi di difesa per ostacolare ogni nuova abitudine, anche quando questa può portare benefici.

In qualche modo così nel concetto di cambiamento è insito il concetto di morte. E a quello di morte segue quello di rinascita o di nuovo inizio. Il bambino che ero alle elementari non c’é più, ad un certo punto ha lasciato il posto al fanciullo delle scuole medie, e poi al ragazzo delle superiori.

La sofferenza consiste proprio nella non accettazione dei cambiamenti. Come ad esempio quando i sentimenti d’amore verso una persona sono cambiati, o quando ci ammaliamo e il nostro corpo non è più lo stesso. Spaventati, arrabbiati, smarriti e a volte terrorizzati, tutti noi agiamo consapevolmente e inconsapevolmente strategie di controllo per ripristinare le condizioni perdute. Queste strategie, senza una buona dose di consapevolezza possono risultare disfunzionali, eccessivamente onerose in termini di energie e di tempo impiegati, se non del tutto inutili o addirittura controproducenti.

Un vecchio detto giapponese recita “Hana wa sakuragi, hito wa bushi” che tradotto significa “tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero“.

La fioritura del ciliegio viene considerata un simbolo di rinascita, di rinnovamento, la forza vitale insita in tutte le cose, ma anche simbolo del suo naturale “opposto”: il fiore di ciliegio, appena raggiunge il massimo del suo splendore, si stacca e muore, viene portato via dal vento e con esso si disperde. Il guerriero giapponese in epoca classica veniva così educato alla consapevolezza di essere solo di passaggio sulla terra, e che il suo vivere è magnifico quanto effimero, esattamente come un fiore di ciliegio.

Ogni essere umano può decidere di vivere come un guerriero ogni volta che decide di affrontare la vita e la difficoltà di stare nel cambiamento e nella sofferenza senza fuggire.

Un percorso di meditazione Mindfulness permette di acquisire un livello di consapevolezza ed accettazione prima sconosciuti. Inoltre la psicoterapia integrata all’EMDR risulta un trattamento evidence-based specifico per l’elaborazione delle esperienze di cambiamento traumatiche di grande efficacia.

Buona fine e buon nuovo inizio!

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Psicologo clinico e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale – Sessuologo Clinico FISS – Istruttore di Interventi Basati sulla Mindfulness AIM – Terapeuta EMDR di II livello e in Schema Therapy – Fondatore e Direttore Scientifico del Centro di Terapia Cognitivo Comportamentale K23

1 commento su “Cambiamento e sofferenza”

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