Tutti noi, nel corso della nostra vita, in maniera differente in termini di frequenza, intensità e durata, sperimentiamo errori di pensiero o Distorsioni cognitive ma non sempre ne siamo consapevoli.
Che cosa si intende per distorsioni cognitive, quali sono e come nascono?
Tutti noi abbiamo degli 𝗦𝗰𝗵𝗲𝗺𝗶 𝗰𝗼𝗴𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗶 precostituiti che ci aiutano ad interpretare e valutare il mondo esterno, i contesti, le relazioni e noi stessi.
Essi guidano e influenzano anche in nostri vissuti emotivi, impressioni, sentimenti e, di conseguenza, il nostro comportamento: sulla base di essi, interpretiamo la realtà, ci relazioniamo agli altri, facciamo inferenze e traiamo conclusioni. Ci permettono di ottimizzare le nostre risorse cognitive.
Come si sviluppano?
Questi schemi di pensiero derivano dalle prime esperienze con le nostre figure di attaccamento.
Bowlby (1969 – 1988) parlava di Modelli Operativi Interni (MOI) per descrivere come le esperienze di attaccamento dell’individuo vengono depositate nella mente sotto forma di rappresentazioni interne (schemi), che svolgono una funzione fondamentale nella nostra vita: esse vengono generalizzate e utilizzate per mettersi in relazione con il mondo esterno, con gli altri, predire gli eventi e proteggersi dai pericoli.
I MOI sono schemi prevalentemente impliciti e automatici che si costituiscono durante lo sviluppo, persistono relativamente stabili in età adulta e tendono a manifestarsi nelle situazioni di pericolo. Dunque la maggior parte di noi li applica in maniera inconsapevole.
Essi però non sono immutabili: nuove esperienze e relazioni possono modificarli.
Cosa accade quando tali schemi di pensiero diventano rigidi, inflessibili, negativi e irrealistici?
Il Concetto di distorsioni cognitive o errori di pensiero è stato introdotto da Beck nel 1979. Queste tipologie di pensiero, quando radicate in profondità e risultate stabili, possono generare distress e psicopatologia.
Le distorsioni cognitive creano sofferenza psicologica, proprio per la loro natura di rigidità e poiché veicolano rappresentazioni negative di sé , del mondo e degli altri.
Schemi di pensiero rigidi, estremi, che non corrispondono alla realtà e che si attivano in maniera automatica, sono alla base di molti disturbi psicologici quali ansia, depressione, stress, bassa autostima e scarso senso di autoefficiacia.
Gli errori di pensiero alterano il nostro modo di interpretare la realtà. Inizialmente ne sono stati individuati 7, per poi riconoscere altre 3 tipologie.
Tipi di errori di pensiero
- Pensiero dicotomico (tutto o nulla): Gli eventi e le situazioni vissute vengono valutate come totalmente positivi o negativi. Buoni/cattivi non esistono sfumature.
Esempio: Ho sbagliato qualche risposta ad un test, penso che sia andato totalmente male. - Astrazione selettiva (filtro mentale): dell’intero evento, viene preso in considerazione solo un aspetto (negativo) che avvalora una credenza negativa di Sé, del mondo o degli altri, ignorando altri aspetti della situazione.
Esempio: il mio capo mi ha fatto una valutazione positiva sul lavoro con qualche elemento di critica marginale, penso che sono incapace sul lavoro. - Iper-Generalizzazione: Tendenza, a trarre conclusioni negative sulla base di un singolo evento. Può essere applicata alle situazioni ma anche alle persone.
Esempio: non ho passato un esame all’università, penso che verrò bocciato a tutti gli esami successivi e non riuscirò a terminare l’università. - Catastrofizzazione: si anticipano le conseguenze di un evento identificandole come negative e gravissime, sopravvalutando la possibilità con cui esse possano realmente accadere.
Esempio: “Sicuramente l’esame mi andrà male”, “Se ciò accade sarà irrimediabile” - Doverizzazione: imposizione di regole rigide e severe su come le cose dovrebbero andare o su cosa dovremmo fare.
Esempio: “Devo essere una brava persona”; “Non dove far trapelare le mie emozioni e i miei sentimenti”; “Non posso sbagliare”; “Devo essere preciso”; “Devo per forza superare l’esame”. - Personalizzazione: tendenza a percepirsi come responsabile di ciò che accade di negativo. Spesso accompagnata da credenze negative su di Sé come persona colpevole, inabile, incapace.
Esempio: una compagna di scuola e amica ha preso un brutto voto, penso che sia colpa mia perché non l’ho aiutata abbastanza nello studio. - Inferenza arbitraria: vengono tratte conclusioni in mancanza di prove sufficienti e anche quando l’evidenza è in contrasto con la conclusione stessa (dunque prescindendo dalla realtà dei fatti).
Esempio: “Ha visualizzato il messaggio che gli ho inviato e non mi ha risposto, sicuro è arrabbiato con me, è colpa mia”. - Lettura del pensiero: convinzione di conoscere esattamente cosa l’altro stia pensando, senza metterlo in dubbio.
Esempio: “Sicuro sta pensando che sono uno stupido”, “Mi guarda in quel modo perché mi sta giudicando”. - Etichettamento: tendenza ad assegnare etichette rigide, pervasive e globali (stereotipi) a se stessi o agli altri, senza considerare le sfumature o altri elementi che potrebbero propendere per altre conclusioni meno negative. Ciò ci aiuta a semplificare ed interpretare la realtà, ma può impedirci di conoscere a fondo e valutare ulteriori aspetti delle situazioni e delle persone.
Esempio: Fallisco in una commissione di lavoro che il mio capo mi dà, penso di essere un’incapace e che non so fare niente. - Ragionamento Emozionale: tendenza a “pensare” con le emozioni e ad agire in base ad esse considerandole come la prova certa di un fatto. Esempio: “Sono molto in ansia, sicuro accadrà qualcosa di brutto”, “Mi sento molto male, quello che ho fatto deve essere davvero orribile”, “Mi sentivo molto a disagio quando ho iniziato quel lavoro, sicuro non era il posto per me”.
Che cosa fare?
Il primo passo per “combattere” gli errori di pensiero è familiarizzare con essi e saperli riconoscere nel nostro quotidiano.
Il secondo è quello di provare a metterli in discussione e modificarli utilizzando altre strategie di pensiero:
- Guardare le sfumature,
- Interrogarsi e mettere in dubbio i propri schemi
- Riflettere sui propri pensieri, scriverli su carta e familiarizzare con essi
Imbattersi in questi stili di pensiero in alcuni contesti, situazioni o eventi capita a tutti noi e ciò non significa soffrire di un disturbo psicologico.
La psicopatologia emerge quando essi diventano schemi rigidi e stabili, quando c’è disagio e sofferenza psicologica che impatta sulla qualità di vita della persona interferendo con il proprio benessere quotidiano fisico e psicologico e con le proprie relazioni. Quando ciò accade può essere utile chiedere aiuto ad un professionista.