In un percorso psicoterapeutico è importante definire con chiarezza alcuni aspetti organizzativi e relazionali: la durata delle sedute, la frequenza degli incontri, le modalità di gestione delle cancellazioni, dei messaggi e delle comunicazioni tra una seduta e l’altra. Questi elementi fanno parte della cornice di lavoro e contribuiscono alla qualità dell’alleanza terapeutica.
Ogni terapeuta struttura tali aspetti secondo la propria formazione e il proprio modello di riferimento. Proprio perché queste dimensioni sono in parte soggettive, è utile che vengano esplicitate sin dall’inizio, così da ridurre il rischio di incomprensioni e preservare la fiducia reciproca. Quando la fiducia si incrina e non viene affrontata, il percorso può interrompersi prematuramente (drop-out).
Un punto particolarmente rilevante riguarda la responsabilità del processo di cambiamento.
La psicoterapia è un lavoro congiunto: non è qualcosa che il terapeuta “fa” al paziente, né un intervento che può sostituire l’azione personale della persona coinvolta.
Per questo motivo proponiamo la seguente dichiarazione di intenti come parte della cornice di lavoro:
ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’
“Non stiamo facendo insieme questo percorso di psicoterapia affinché io ti salvi o perché io faccia qualcosa in merito al posto tuo. Non posso risparmiarti neanche un millimetro del tuo viaggio. Io non guarisco nessuno.
Il mio ruolo è creare uno spazio sicuro, lucido e senza finzioni in cui tu possa vedere te stesso con più chiarezza. E poi agire di conseguenza.
Io porto metodo, esperienza e capacità di leggere ciò che accade dentro e tra le persone. Tu porti volontà, impegno e disponibilità a metterti in gioco anche quando è scomodo.
Se cerchi qualcuno che ti protegga, che ti rassicuri sempre, o che faccia da stampella, non è questo il posto. Non perché non ci sarà cura o vicinanza, ma perché l’idea che la cura venga da fuori è fuorviante, favorisce dipendenza e non è terapia: diventa così nel tempo facilmente una forma di resistenza al cambiamento.
Lavoreremo quindi sulla tua autonomia, a piccoli passi: una conversazione diversa, un confine da mettere, un gesto di cura verso di te, un no detto dove prima accondiscendevi o tacevi.
La direzione non è “sentirti bene”. La direzione è diventare qualcuno che può stare nella realtà senza fuggirla, senza subirla e senza controllarla ossessivamente. Questo richiede coraggio.
Io sarò con te, ma il movimento lo fai tu.
Se sei d’accordo possiamo iniziare.
Valerio”
Fabriano – Pesaro – Fano – Jesi








