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Pensieri notturni: alleniamoci a scegliere quando considerarli

penseiri notturni, alleniamoci a scegliere quando considerarli

Chi almeno una volta nella sua vita, non ha avuto dei pensieri intrusivi che hanno disturbato il sonno e portato a pensare troppo ad una determinata questione?

Spesso infatti, proprio quando la giornata è giunta al termine e decidiamo di coricarci, arrivano a tenerci compagnia una cascata di pensieri tendenzialmente di natura negativa, ai quali si legano poi preoccupazioni ed emozioni negative che compromettono così la riuscita di un buon sonno o ci rendono difficile riuscire ad addormentarci.

Non è un caso che questi pensieri scelgano proprio questo momento della giornata per palesarsi arrogantemente. Durante il giorno infatti, siamo costantemente alle prese con impegni, lavoro, commissioni, situazioni da risolvere, organizzazione e gestione familiare ma anche più facilmente ed inconsapevolmente soggetti a distrazioni. I nostri cari pensieri intrusivi quindi, non hanno trovato tempo e spazio per insinuarsi nella nostra mente o, se li abbiamo considerati, è stato per troppo poco tempo o per un tempo non soddisfacente al fine di giungere ad una soluzione funzionale. La loro visita notturna è dunque da considerarsi come una richiesta d’attenzione, rivendicano infatti di voler essere affrontati e considerati per poter trovare una soluzione ad un problema, per sperare nel buon esito di una questione, per modificare aspetti della nostra vita non più soddisfacenti.

Rispetto alla vasta gamma di tipi di pensieri disturbatori, è bene tra l’altro distinguere quelli per i quali è in nostro potere trovare una soluzione (esempio: “il mio lavoro non mi soddisfa più!”), da quelli che invece ci vedono spettatori passivi di una situazione che dobbiamo in qualche modo subire (esempio: “speriamo d’aver passato l’esame!”).

In entrambi i casi però, possiamo SCEGLIERE quando e se accettare la loro intromissione nella nostra mente: pensare poco prima di addormentarsi al nostro lavoro che non ci soddisfa più, ci è davvero utile e funzionale? In quel momento potremmo fare qualcosa per risolvere la nostra situazione lavorativa? La risposta è, comprensibilmente, NO anzi, iniziando ad accettare quel pensiero, ecco che a cascata se ne innescherebbero altri del tutto automatici che tenderebbero ad amplificare non solo le questioni prese in esame, ma anche le ansie e preoccupazioni ad esse connesse. Stesso scenario per i pensieri che neppure ci vedono parte attiva di un cambiamento: sperare e rimuginare che avvenga qualcosa sulla quale non abbiamo il minimo controllo, o addirittura prender già in esame le eventuali conseguenze negative di un fatto non ancora avvenuto, può davvero portare a qualche beneficio o all’esaudirsi della nostra preghiera? Anzi, proprio perché ciò che era in nostro potere fare, è già stato da noi fatto, non ci resta che lasciare andar quel pensiero sforzandoci invece di concentrarci su altro che, a sua volta, innescherà altri pensieri ma questa volta, avendoli scelti noi, saranno di natura più leggera e positiva, tali da non interferire con il nostro riposo.

Passare da un pensiero all’altro se il più delle volte ci viene in automatico, può divenire invece un allenamento da effettuare durante la giornata in maniera consapevole. Ci si renderà immediatamente conto della vastità di pensieri alternativi che riusciamo a produrre e della facilità con cui questi passano dall’uno all’altro sotto la nostra attenta supervisione. Solo noi abbiamo la libertà di SCEGLIERE a cosa pensare in qualsiasi momento, così come spetta a noi la LIBERTA’ di decidere quando occuparci di un pensiero disturbante, dedicando lui tempo, energie e risorse per giungere ad una soluzione soddisfacente.

La tradizione che suggerisce di contare pecore fino all’addormentamento, non è altro che un esempio di una strategia che mira a distrarre la persona da un pensiero disturbante, facendola concentrare su altro; anche addormentarsi con un rumore di sottofondo, con la musica o con la televisione accesa, permettono la concentrazione su uno stimolo esterno alla nostra mente, stimolo che potrà esser a sua volta, evocatore di pensieri alternativi positivi.

SCEGLIERE È DA SEMPRE LA NOSTRA PIU’ GRANDE LIBERTA’

Dott.ssa Cecilia Lombardini, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale specializzata presso l’Istituto di Terapia Cognitivo e Comportamentale di Padova. Membro della Società Italiana Psicologia dell’Emergenza (S.i.p.e.m) e Cultore della materia presso la cattedra di “Teorie e tecniche della mediazione “, Corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecniche psicologiche all’Università “Carlo Bo” di Urbino, altresì Practitioner Counseling riconosciuto dalla Società Italiana di Counseling (S.I.C.o) presso la Scuola di Counseling A.I.P.A.C. (Associazione Italiana di Psicologia Applicata e della Comunicazione) di Pesaro.

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