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Gen z: l'impatto invisibile degli smartphone e dei social

Gen Z: l’impatto invisibile degli smartphone e dei social nella salute mentale degli adolescenti. Gli smartphone e i social media hanno un impatto profondo sulla salute mentale degli adolescenti della Gen Z. Influenzano in modo silenzioso l’autostima, l’umore, il sonno e la capacità di concentrazione degli adolescenti. Il confronto sociale costante, la dipendenza da notifiche e la pressione dell’approvazione online possono generare ansia, depressione e isolamento, pur senza che i ragazzi ne siano pienamente consapevoli.

Negli ultimi dieci anni, qualcosa è cambiato profondamente nel modo in cui gli adolescenti vivono la propria quotidianità, numerosi fattori ambientali hanno inciso su questo cambiamento. Tra il 2012 e il 2015, i tassi di ansia e depressione tra i giovani – soprattutto della Generazione Z – hanno iniziato a crescere in modo significativo, colpendo di riflesso anche i più giovani tra i Millennial. Un trend preoccupante, che ha subito una brusca accelerazione dopo il lockdown, con un incremento dei disturbi psichici stimato intorno al 150%.

A livello globale, si è registrato un aumento sincrono dei disturbi internalizzanti, come ansia, depressione e isolamento sociale. Oggi, l’ansia non è più un’eccezione, ma una condizione costante per moltissimi ragazzi e ragazze.

Un allarme che non smette mai di suonare

L’ansia, in sé, non è un nemico. È un meccanismo adattivo, un sistema di allerta che ci prepara a reagire di fronte a possibili pericoli. Ma cosa succede quando questo allarme si attiva troppo spesso, anche in assenza di vere minacce? Si entra in uno stato di allerta cronica, una sorta di angoscia continua che logora il corpo e la mente.

Negli adolescenti, questa tensione si traduce in una vera e propria paura della morte sociale: il timore di essere esclusi, ignorati, invisibili. Non è la paura di morire nel senso fisico a dominare, ma quella di sparire dal radar dei pari, di non esistere nel mondo iperconnesso in cui sono immersi.

Ansia e corpo: un legame invisibile ma potente

L’ansia lascia tracce evidenti: tensioni muscolari, disagio viscerale, pressione al petto. A livello emotivo si manifesta come paura, preoccupazione e angoscia. Sul piano cognitivo, diventa difficile pensare con chiarezza: il rimuginio prende il sopravvento, e i pensieri negativi si rincorrono senza sosta.

Depressione e isolamento: il circolo vizioso del silenzio

La depressione, oggi, è il secondo disturbo più diffuso tra i giovani. Si manifesta spesso quando i ragazzi si sentono isolati. Il paradosso è che, proprio a causa della depressione, diventa più difficile cercare legami sociali. Si entra così in un circolo vizioso: più ci si isola, più si sta male, più si sta male, più ci si isola.

Tra il 2010 e il 2020, gli atti autolesivi nelle adolescenti sono quasi triplicati. Un dato che non può essere ignorato.

Lo smartphone come estensione emotiva

Cosa è successo, esattamente, nel 2012? È l’anno in cui smartphone e social media sono diventati parte integrante della vita degli adolescenti. Entro il 2013, la maggior parte delle famiglie ne possedeva almeno uno. Nel 2016, il 79% dei teenager aveva uno smartphone, e già nel 2015 1 su 4 dichiarava di essere online “quasi costantemente”. Nel 2022, questa cifra è salita al 46%.

Anche quando non sono connessi, molti giovani continuano a monitorare inconsciamente il mondo digitale: mentre mangiano, studiano o chiacchierano, una parte della loro attenzione resta agganciata ai social, con effetti evidenti negativi su umore, sonno, relazioni e concentrazione.

In appena cinque anni, modelli relazionali, schemi emotivi, abitudini e ritmi circadiani sono stati completamente ridefiniti.

Una nuova normalità?

Nel lavoro clinico quotidiano, mi capita spesso di osservare adolescenti che, durante un colloquio, prendono automaticamente il cellulare in mano per controllare notifiche o rispondere ai messaggi: non è solo un’abitudine, ma un bisogno urgente e  imprescindibile, come se da quel piccolo schermo dipendesse la loro identità. Per molti, il mondo digitale non è meno reale di quello fisico: è lì che si sentono visti, giudicati, inclusi o esclusi.

Una crisi globale del benessere giovanile

Questo fenomeno non è isolato. Dall’America alla Scandinavia, dal Canada alla Gran Bretagna, si osserva un aumento omogeneo del disagio mentale tra gli adolescenti, con una crescita più marcata tra le ragazze preadolescenti.

Dal 2012, anche il senso di estraniazione a scuola è aumentato in quasi tutti i paesi occidentali. Le aule, un tempo luogo di relazione e confronto, oggi appaiono a molti ragazzi come luoghi vuoti, distanti, disconnessi.

Conclusione: è tempo di ascoltare

Gen Z: l’impatto invisibile degli smartphone e dei social sulla salute mentale degli adolescenti. Questo fenomeno ci manda un messaggio chiaro: il benessere mentale dei giovani sta diventando sempre più fragile e precario, e il cambiamento non può più essere ignorato. Capire come il mondo digitale stia ridefinendo la psiche adolescenziale non è solo una sfida clinica o educativa, ma una responsabilità sociale collettiva.

Sono la Dott.ssa Serena Carella, Psicologa clinica (O.P.M n.3456), specializzata in Disturbi Specifici Dell’apprendimento (DSA), e Psicoterapeuta in formazione. Frequento la Scuola di Psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale integrato presso la PTS- Psicoterapia Training School. Mi occupo di riabilitazione DSA, ADHD, DOP e di sedute di Parent training con i genitori. Offro inoltre colloqui di sostegno psicologico a bambini, adolescenti e adulti per difficoltà legate ad ansia e depressione, difficoltà nella gestione delle emozioni e relazionali, bassa autostima. Sono disponibile anche per colloqui online.

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