Vai al contenuto
Pin Fabriano – Pesaro – Fano – Jesi

Adolescenti in quarantena: l’arte di sapersi annoiare

Adolescenti in quarantena: l'arte di sapersi annoiare

Chi ha figli adolescenti o ha a che fare per lavoro con questa fascia d’età, sa bene di cosa parlo.

Da mesi ormai, a cadenza ciclica in base a DPCM vari o variazioni di colori regionali, vediamo i nostri ragazzi trasformarsi in “criceti chiusi in gabbia”: diventano irascibili, scontrosi, maggiormente aggressivi e poco inclini al dialogo ed alla collaborazione, passano intere ore a non far nulla di costruttivo e ci appaiono sempre più svogliati….Come mai?

La risposta è semplice, non sanno annoiarsi e non sono abituati a farlo!

Questa è la GENERAZIONE FAST abituata, suo malgrado ed in maniera inconsapevole, ad avere TUTTO E SUBITO e l’attesa resta per loro una irritante sconosciuta.

Se però ci pensate, non hanno colpa di ciò e proviamo a vederne insieme i motivi:

GENERAZIONE ANNI ’90 GENERAZIONE ANNI ‘21

1) Prima della diffusione dei cellulari, quanti di noi attendevano l’orario giusto per chiamare la persona amata, tra l’altro a casa e con il “rischio” di doversi presentare ai suoi genitori, recandosi magari ad una cabina telefonica per aver maggior privacy?!



2) Ai nostri tempi spopolavano telefilm a puntate con programmazione settimanale e non si poteva far altro che attendere, nessuno spoiler e nessuna possibilità di recuperare la puntata persa.



3)In quasi ogni città vi è un corso, un tratto del centro che si caratterizza per le “vasche” che noi adolescenti anni ’90 facevamo avanti ed indietro per ore e con qualsiasi condizione climatica, per cercare la persona che ci piaceva e catturare uno scambio di sguardi che ci faceva tornare a casa contenti.
1) Ora i nostri ragazzi hanno un proprio cellulare a disposizione ed infiniti modi per comunicare tra loro attraverso messaggeria istantanea (whatsapp, messenger, direct, etc) che, tra l’altro, fornisce loro subito un feedback rispetto non solo all’avvenuta ricezione del messaggio, ma anche della sua lettura (le famose “spunte blu”).

2) Con l’arrivo nelle nostre case di piattaforme come Sky e Netflix, la logorante attesa è finita, in qualsiasi momento è possibile guardarsi una puntata, rivederla, saltarla ed il palinsesto è così variegato che, l’unica attesa concessa, è quella della scelta di cosa guardare.

3) Le “vasche” ora invece si chiamano “storie di Instagram”, grazie alle quali in qualsiasi momento e stando volendo comodamente sdraiati sul divano, i ragazzi sanno esattamente cosa fa l’altro, con chi è e dove è, se è triste o allegro, se è vestito bene o male.

Che considerazioni possiamo dunque trarre da queste differenze tra Noi e Loro?

Il fatto che tante erano le occasioni di attesa ai nostri tempi, ci ha permesso di interiorizzare tantissimi strumenti cognitivi e comportamentali per meglio gestire e affrontare in maniera adeguata l’eventuale frustrazione che quei tempi d’attesa ci generavano; gli adolescenti di oggi purtroppo, non hanno avuto la nostra stessa fortuna e, di conseguenza, sono privi di tutti quegli strumenti necessari per sopportare, oltre all’attesa, anche la Noia.

Cerchiamo dunque d’esser loro d’aiuto evitando di dire “trovati qualcosa da fare!” oppure “non puoi stare sempre al cellulare!” perché in realtà, così facendo, non stiamo suggerendo nulla di produttivo anzi, rimarchiamo la loro involontaria incapacità di annoiarsi e mancanza di creatività funzionale.

Accogliamo invece la loro noia e frustrazione rimandando comprensione senza giudicare per poi, una volta conquistata la loro attenzione e complicità, suggerir loro dei veri e propri progetti a partire da quelli che sono i loro hobby ed interessi specifici.

L’obiettivo sarà dunque quello di far sperimentare ai ragazzi, in maniera indiretta, un’attesa che però poi porterà a qualcosa di gratificante per loro, attraverso la realizzazione di idee e progetti in cui non potranno mancare tre passaggi fondamentali:

  • IDEAZIONE: pensare a cosa fare
  • PROGETTAZIONE: pensare a come farlo
  • CREAZIONE: farlo!

Vediamo alcuni esempi:

  1. Mio figlio andava in palestra 3 volte alla settimana e ora le palestre sono chiuse!”

Bene, ricreiamo allora alcuni attrezzi della palestra a partire da materiali facilmente reperibili in casa evitando la via più fast dell’acquisto (bilancieri con manici di scopa e casse d’acqua, tiranti con asciugamani e sedie, su internet è pieno di queste soluzioni alternative che soddisfano i tre passaggi fondamentali di cui parlavamo prima)

  1. A mio figlio, prima della pandemia, era venuto in mente di iniziare a suonare la chitarra ma poi….abbiamo lasciato perdere…”

Riprendete in mano quell’idea, quella motivazione e ricercate tutorial interessanti ed accattivanti che possano fornire le prime basi per un approccio allo strumento

  1. Mio figlio passa intere giornate a vedere i video di Tik Tok!”

Fermo restando che condanno ogni uso illecito e non supervisionato dai genitori di tale piattaforma, mi rendo altresì conto che ad oggi sarebbe frustrante e fonte di conflitti impedirne o vietarne l’utilizzo ai nostri ragazzi, motivo per il quale ritengo che sarebbe più educativo fornir loro utili strumenti per fronteggiarne l’utilizzo. E se quindi il nostro adolescente passasse da spettatore passivo a creativo? Spesso mi capita di guardare i video dei ragazzi su Tik Tok ed alcuni li trovo decisamente geniali e di non facile replicabilità. Molte delle scenette proposte infatti, necessitano di una precisa e meticolosa programmazione che è un po’ il nostro obiettivo, se a ciò poi si aggiunge anche la possibilità d’esser loro d’aiuto nella realizzazione o preparazione, questo ci porta automaticamente ad una maggiore complicità e condivisione che distenderà notevolmente l’irrequietezza e frustrazione dei nostri ragazzi.

SIATE PARTE ATTIVA DEL CAMBIAMENTO DEI VOSTRI ADOLESCENTI

Per un approfondimento dei risvolti psicologi legati alla situazione Covid puoi seguire il seguente link https://www.centroterapiacognitivak23.com/esser-single-in-epoca-covid-3-miti-da-sfatare/ oppure https://www.centroterapiacognitivak23.com/quando-tornare-alla-normalita-fa-paura/

Dott.ssa Cecilia Lombardini, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale specializzata presso l’Istituto di Terapia Cognitivo e Comportamentale di Padova. Membro della Società Italiana Psicologia dell’Emergenza (S.i.p.e.m) e Cultore della materia presso la cattedra di “Teorie e tecniche della mediazione “, Corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecniche psicologiche all’Università “Carlo Bo” di Urbino, altresì Practitioner Counseling riconosciuto dalla Società Italiana di Counseling (S.I.C.o) presso la Scuola di Counseling A.I.P.A.C. (Associazione Italiana di Psicologia Applicata e della Comunicazione) di Pesaro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *