Vai al contenuto
Pin Fabriano – Pesaro – Fano – Jesi

Binge Eating Disorder (BED)

Binge Eating Disorder (BED)

Che cos’è il Binge Eating Disorder (BED)

Il Binge Eating Disorder (BED) o Disturbo da alimentazione incontrollata è un disturbo del comportamento alimentare molto diffuso.

Il BED era stato inserito solo nel 1994 all’interno della categoria residuale dei Disturbi dell’Alimentazione non altrimenti Specificati (EDNOS) e ha ottenuto un’entità diagnostica autonoma solo nel 2013 nel manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5).

Quali sono i sintomi del BED?

Questo disturbo si caratterizza per la presenza di ricorrenti episodi di alimentazione impulsiva e incontrollata ai quali non seguono condotte compensatorie inappropriate come vomito o l’uso di lassativi come accade nella bulimia.

Le abbuffate devono essere contraddistinte da due elementi:

  1. L’introduzione in un periodo di tempo definito (ad esempio due ore) di una quantità di cibo che è decisamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e nelle stesse circostanze;
  2. La sensazione di perdita di controllo sull’atto del mangiare durante l’episodio (per esempio la sensazione di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare quanto e cosa si mangia).

Gli episodi di abbuffata sono associati ad almeno tre o più delle seguenti caratteristiche:

  1. Mangiare più rapidamente del normale,
  2. Mangiare fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni,
  3. Mangiare una quantità di cibo notevolmente maggiore rispetto alla sensazione                                   fisica di fame,
  4. Mangiare da soli a causa di sentimenti di imbarazzo per come si sta mangiando,
  5. Sentirsi disgustati da se stessi, depressi o in colpa dopo l’abbuffata.

Cosa sperimenta chi soffre di Binge Eaiting Disorder?

Chi soffre di BED, come chi è affetto da un disturbo del comportamento alimentare, presenta un’eccessiva valutazione della forma del corpo, del peso, e del loro controllo: giudica ossia il proprio valore principalmente in base a com’è il proprio corpo, a quanto pesa e a quanto è capace di controllare questi aspetti.

Le abbuffate compulsive, causano notevole sofferenza e disagio in chi le sperimenta e vengono vissute con un profondo senso di vergogna e di sconfitta.

I soggetti hanno difficoltà nel gestire efficacemente situazioni ansiogene e potenzialmente stressanti tendendo invece a cercare di alleviare stati emotivi intensi attraverso l’assunzione di enormi quantitativi di cibo.

In questo modo, seppur possono ricavare dall’abbuffata un momentaneo senso di sollievo e tranquillità, nel lungo tempo iniziano a sperimentare molti problemi secondari, connessi spesso alla necessità di sotterfugi; si trovano a spendere molto tempo ed energia dietro a pensieri relativi al cibo e sentimenti spesso ambivalenti e contrastanti verso l’atto di mangiare. Per persone con BED l’idea di mettersi a dieta rappresenta uno scoglio insormontabile.

A ciò possono aggiungersi sensazioni di fallimento per non essere in grado di smettere e profondi vissuti emotivi negativi: colpa, vergogna, indegnità.

Le abbuffate poi possono portare ad aumenti anche considerevoli di peso gettando la persona in ulteriori sensazioni di sconforto e di sconfitta minando profondamente il proprio senso di autoefficacia.

Binge Eating Disorder (BED) e obesità

Molte ricerche stanno documentando il legame tra BED e obesità (Cassin et al., 2008; De Zwaan, 2001).

Quest’ultimo fenomeno, sempre più esteso nella società occidentale, comporta numerose conseguenze negative: malattie cardiovascolari, diabete, sindrome metabolica.

Si stima che un 30% dei casi di obesità sia conseguente al disturbo da alimentazione incontrollata. É stato anche documentato (Wilson et al., 2010) che al crescere dell’indice di massa corporea cresce anche la presenza del BED, e con un indice superiore a 40 esso è quasi sempre presente.

Come affrontare il Binge Eating Disorder (BED)?

Come sottolineato precedentemente chi soffre di BED vive vissuti di profonda vergogna e può sperimentare per tal ragione difficoltà a chiedere aiuto.

Nel lungo termine il disturbo può limitare significativamente la vita di chi ne è affetto, minando l’autostima, causando problemi lavorativi, sociali ed interpersonali.

Affrontarlo da soli o con il supporto esclusivo di un nutrizionista non è sufficiente a risolvere molti meccanismi che sono alla base del disturbo, come i circoli viziosi che si vengono ad istaurare tra abbuffata, senso di colpa e ulteriori episodi di abbuffata per tentare di alleviare i sentimenti negativi innescati dalla prima.

Dietro questi meccanismi disfunzionali ci sono pensieri rigidi, pensieri “tutto o nulla” come: “tanto ormai ho iniziato a mangiare, tanto vale che continuo” oppure “non sono capace di smettere una volta che ho cominciato”, che sono spesso alla base del perpetuarsi del problema nel tempo.

Anche imparare a gestire in modi meno autolesivi e più funzionali, senza ricorrere al cibo, aspetti emotivi verso i quali la persona prova confusione o spavento, è altrettanto importante.

È bene ricordare che molto spesso non si mangia solo per “fame”, e dietro le abbuffate ci sono aspetti che la persona fa fatica a riconoscere e ad affrontare.

Vincere la vergogna, chiedere aiuto e intraprendere un percorso di terapia idoneo per questo genere di disturbo, come quella cognitivo – comportamentale, è la prospettiva più auspicabile ed efficace per affrontalo e risolverlo.

Dott.ssa Elisa Petetta, psicologa clinica (O.P.M. n.2986) e psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale.  Laureata cum laude all’Università di Bologna,  laureata in Scienze della comunicazione cum laude presso l’ateneo di Macerata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *